Spazzatura. I rifiuti cerebrali di un uomo (suo malgrado) – Maggio

1. Io non sono come voi. Vi osservo come si osservano creature strane, esotiche, diversissime da noi. Nei vostri confronti provo a volte compassione a volte invidia, ma soprattutto disprezzo. Io rifiuto voi e il vostro mondo con le sue non-regole ridicole. Detesto il modo in cui le donne si pavoneggiano e il modo in cui gli uomini sbavano alle loro spalle. Detesto i vostri modi e i vostri discorsi grossolani. Non avete idee; non fate altro che ripetere a memoria pensieri altrui. Ignorate la vostra miseria, la vostra insignificanza, il vostro stato di schiavitù. Vi credete indispensabili… Io sono altro. Io ho un abisso dentro. Io vivo la mia morte in anticipo. Io so. Io so di sopravvivere. Io sono consapevole della mia inutilità. Siete pecore e lupi, insieme. Divorate e vi fate divorare. Ignorate: è questa la cosa peggiore. Incatenati da convenzioni, luoghi comuni, pregiudizi e leggi che vi impongono, non sapete spingere lo sguardo in profondità. Siete miopi. Se potessi ridurrei in cenere il vostro mondo. Mi accontento del pensiero consolante che, prima o poi, tutto ha fine. Io sono altrove, e non solo. Sono in compagnia di Michelstaedter e Leopardi, e di molti altri. Tutti morti, ma vivi, molto più vivi di tutti voi, vivi-morti. No, mai nati. Aborti. Potrei continuare così per ore, ma ne ho abbastanza. Di tutto, non solo di scribacchiare queste sciocche riflessioni senza avvenire. E senza neppure un presente. Riflessioni nate al passato. Riflessioni nate morte.

2. Lo so, lo so bene che il mio compromesso storico mi porterà inevitabilmente a fare professione di nichilismo. Non me ne compiaccio, anzi, per questo mi disprezzo.

3. All’altare dell’Apparenza, il vostro misero idolo, sacrificate quotidianamente voi stessi. Sacrificio modesto, perché le vostre vite non valgono niente.

4. Il nichilista raggiunge la perfezione quando ride, quando si fa giullare del Nulla. Ma il riso, come insegna Leopardi, è una scelta coraggiosa.

5. Possedessi una stilla, anche solo una stilla dell’ardore di Bruno, di Leopardi, di Michelstaedter! Rivolterei questo sciocco mondo, lo farei esplodere – e non intendo solo metaforicamente… -. Ma sono solo un miserabile esserino che gioca a fare lo scrittore, il critico, il pensatore. Io non sono niente, io non sono mai stato né mai sarò niente. Svanirò come un pugno di cenere spazzato via da una folata di vento, in un giorno come tanti, senza che nessuno se ne accorga né pianga. Con discrezione, questo vocabolo sconosciuto al giorno d’oggi. Va bene così, mi basta pensare diversamente.

6. Ognuno è figlio del proprio tempo, ma anche in questo caso vige il complesso di Edipo. Esiste il figlio che il proprio tempo lo vuole ammazzare.

7. A volte capita che mi immalinconisca per l’assenza di una donna, di un amore corrisposto. Ma un uomo con la mia testa e le mie idee, o meglio non-idee, cosa può offrire ad una donna? Niente, niente di ciò che si richiede oggi ad un individuo. Per quanto possa essere profondo e sincero il sentimento, finirei per voltarmi, come Orfeo.

8. È paradossale: noi cantori della morte siamo accomunati tutti da una brama di vivere insaziabile. Paradossale, forse, neanche troppo, perché in fondo la morte e la vita sono la stessa cosa.

9. Rinchiuso nella mia stanza, prigioniero volontario e voluttuoso, godendo della mia solitudine, della mia separazione dalla realtà, ho visitato le vette più alte, sterminate, e gli abissi più profondi. Mi sono spinto oltre gli orizzonti, approdando altrove. Viaggiatore cosmico, ho visto e conosciuto tutto, restando fisicamente immobile, trasportato dai libri. Ovunque ho trovato quel che avevo trovato in me stesso: il Nulla. Quel Nulla dal quale, per un colpo del Caso, siamo fuoriusciti, e nel quale, volendo anche per nostra mano, torneremo, al termine di questa insensata parentesi chiamata vita. Tutto si riduce al Nulla, per quanto possiamo sforzarci di illuderci dal contrario, tutto. Io lo so, e sconto ogni maledetto giorno questa mia dannosa consapevolezza. Non lascio spazio ad altre ipotesi, per quanto fantasiose e consolanti, non è da me. Non conosce compromessi l’uomo consapevole, almeno a livello filosofico. Del resto, quando si approda dove sono approdato io, nel Nulla, non c’è più alcuna differenza tra la vita e la morte. L’esaurimento organico, chiamiamolo così, non è che una mera formalità.

10. Tutti gli uomini sono inutili, tutti, nessuno escluso. Ma ce ne sono alcuni che lo sono più di tutti gli altri. Guarda caso, sono quelli che si sentono più necessari.

11. Chissà perché, trovo sempre una certa voluttà nel pronunciare ad alta voce la parola tutto.

12. In testa porto un’intera biblioteca. Centinaia di libri miei bell’e conclusi. Il problema è che il passaggio dall’ideazione alla realizzazione in me non è mai agevole e conciliante, ma sempre problematico e conflittuale. Forse perché non sono capace di esaurirmi nell’attimo presente, ma tendo sempre a dilatarmi nel futuro, a fare i conti con drammatico anticipo con ciò che verrà. Perché l’avvenire non ha in serbo che delusioni e sofferenze.

13. Nel corso della mia vita ho commesso una serie sterminata di errori. Ma l’errore più grande, e più grave, è stato sperare negli altri. Ogni uomo è solo in se stesso, ogni uomo deve contare solo su se stesso, senza aspettarsi aiuto da altri. Il dramma è che per me stesso io non sono abbastanza.

14. Nel mio nichilismo e nel mio ateismo sono molto più Cristiano di tanti che si definiscono tali. Come Leopardi, Nietzsche, Michelstaedter.

15 Divento ogni giorno più intollerante. Quest’epoca maledetta, con tutti i suoi inutili fantocci, vorrei vederla bruciare.

16. È impressionante quanto la consapevolezza dell’insensatezza della vita mi abbia reso arido. E penso soprattutto alla mia scrittura. Di acrobazie metaforiche – così abbondanti in giovinezza – non sono più capace. La fonte si è prosciugata; restano parole asciutte e disadorne del tutto prive di slanci immaginifici. Del resto, come si può adornare il Nulla che porto dentro e che mi circonda?

17. Sì, ora il Nulla lo porto dentro. E il Nulla non si racconta, si vive.

18. Alla soglia dei trent’anni, io ho visto e fatto tutto. Io so tutto. Ma il mio tutto è niente per questo maledetto mondo.

19. Trionfa il superfluo e s’impone come necessario. Ci incatena con i suoi lacci fascinosi, fin quando diveniamo tutt’uno con esso, e dimentichiamo la nostra essenza primordiale. Siamo automi in balia di invincibili forze oscure che sulla nostra povera pelle fondano la loro sterminata ricchezza. Schiavi del benessere e delle comodità, abbiamo svenduto la parte migliore di noi stessi. Ci siamo lasciati disgregare in micro-unità che non hanno potere né volontà. Davvero oggi siamo niente, e lo siamo più che in ogni altra epoca della storia del genere umano, perché ci illudiamo di essere e di avere tutto. Ma nel pugno non stringiamo altro che un cumulo di polvere, pronto a dissolversi nel nulla alla prima folata di vento. Siamo quel ridente fantoccio di Goya lanciato per aria. E marciamo ad ampie falcate verso la nostra estinzione, senza accorgercene, un riso sciocco stampato sulla faccia.

20. Ai signori politicanti nostrani, commedianti da quattro soldi: c’è chi vede tutta la vostra imbarazzante miseria e insignificanza; c’è chi di voi se ne frega; e contro questi pochi non potete fare niente. Questi pochi, con il loro disprezzo e la loro indifferenza, vi uccidono ogni giorno, e senza alcuna pietà distruggono tutto ciò per cui vi affannate come ridicole marionette. Per questi pochi voi siete cadaveri, e le vostre parole suoni vuoti che si perdono in quel Nulla nel quale anche voi, come noi, prima o poi sprofonderete. Non vi salverà quell’idiota aria d’importanza che governa i vostri gesti, i vostri sguardi, i vostri discorsi. Vi credete così necessari… ma siete i più inutili tra tutti gli uomini.

21. Non c’è che un modo per raggiungere la serenità: rinunciare. Ma la rinuncia è quanto di più lontano dall’essere umano.

22. Non c’è giorno in cui, prima di coricarmi, io non scagli il mio anatema contro questo mondo di merda. Come sarebbe bello svegliarsi e veder bruciare tutto, uomini e cose! Se servisse a qualcosa, se ne valesse la pena, lo metterei a ferro e fuoco questo mondo.

23. Come uno scarafaggio, ho sempre cercato fessure.

24. Ciò che ignoro non esiste.

25. Non conosco più entusiasmo. Ero un incendio, ora mi sono ridotto ad un mero fuoco fatuo. Quanto tempo ancora riuscirà ad esistere? Avrei voluto scrivere resistere… Ironico lapsus.

26. L’insoddisfazione mi avvolge come un sudario.

27. Ecco dunque dove sono approdato, dopo anni e anni d’immobile erranza; ecco dunque la mia dimora cerebrale: il goethiano regno delle Madri, dove non esiste tempo, dove regnano il vuoto e la solitudine. Da questo luogo, o meglio non-luogo (il non-luogo per eccellenza), dove ogni categoria si annulla, non posso strapparmi, perché una volta giunti qui non si torna indietro. Si può solo svanire nel Nulla che ti avvolge e ti compenetra, in una lenta decomposizione psico-fisica che però è in tuo potere accelerare (la sola azione qui permessa).

28. C’è qualcosa di veramente diabolico nel modo in cui la chiesa ha sistematicamente traviato il messaggio di Cristo, fondando proprio su questo rovesciamento la sua autorità e la sua forza. La chiesa è proprio ciò che Cristo ha rifiutato, criticato, condannato con maggior ardore e convinzione. Ogni volta che in tv vedo un cardinale mi vengono i brividi. Nei suoi gesti e nelle sue parole trovo forse la massima espressione del Male.

29. Non poter naufragare, dimentico di me stesso, in un’altra esistenza. È questo ciò che più mi manca della relazione con una donna, di una storia d’amore.

30. L’essere umano è un fascio di pregiudizi. Pregiudizi atavici, inestirpabili, nel nome dei quali ci si ammazzerà fino alla fine dei tempi.

31. L’ignoranza è tra le cose che più mi infastidiscono, che più mi ripugnano. E a sconfiggerla non basta di certo un titolo di studio. Fosse così semplice…

32. Da qualche tempo – questione di settimane -, immagino la vita come una sfera, della dimensione di un pugno. Una sfera luminosissima in principio, ma che dopo il momento tragico della nascita perde intensità secondo dopo secondo, fino a spegnersi nel momento della morte, disgregandosi nel Nulla. Anche al sole toccherà questa sorte e del nostro sistema non resterà niente. Mi domando: come può l’uomo continuare ad agire pur sapendo che un giorno non troppo lontano tutto avrà fine? Quante volte questa consapevolezza mi ha paralizzato, eppure, in fin dei conti, ad essa non mi sono mai arreso del tutto. Ma sempre malgrado me stesso. In ogni caso, alla soglia dei trent’anni, mi ritrovo con un pugno di mosche in mano; uomo già finito, o forse mai davvero iniziato.

33. Ripensando al celebre incipit di Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo? di Kant e ricollegandomi a quella Grande Stupidità di cui parla Mann nella Montagna incantata: bentornata minorità! E forse nessuna epoca è mai stata minore tanto quanto la nostra, perché abbiamo accumulato un patrimonio sterminato di conoscenze e di possibilità, alla portata di tutti, ma deliberatamente ignorate. E questa ignoranza fa comodo – ah se fa comodo! – a coloro che manovrano i fili, ricchi burattinai assetati di denaro, incuranti che la morte attende anche loro dietro l’angolo.

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